Il famoso inventore del marchio Lotus che ha prodotto una serie di auto molto interessanti nasce il 19 maggio 1928 come Anthony Colin Bruce Chapman, a scuola decide di iscriversi alla facoltà di ingegneria strutturale all'University College di Londra, dove segue anche un corso di pilotaggio ed approda alla Royal Air Force. Le sue conoscenze di ingegneria aeronautica gli saranno utilissime per innovare in campo automobilistico. Inizia la sua attività modificando delle Austin con le quali partecipa a piccole gare locali con il marchio Lotus che, si dice, derivi dal modo con cui chiamava affettuosamente la moglie: fior di loto. L'azienda vera e propria viene fondata nel 1952 ed ha un grande successo nella costruzione e vendita di modelli sportivi, venduti anche sotto forma di scatola di montaggio, cosa possibile grazie alla legislazione inglese. Arriva in Formula 1 e la rivoluziona con le sue monoposto agili e leggere, grazie anche al fenomenale pilota Jim Clark. Dal 1963, quando vince con la mitica Lotus 25, sono sette i titoli mondiali conquistati fino al 1978, oltre alla prima vittoria di una monoposto a motore posteriore alla 500 miglia di Indianapolis del 19565, sempre con Clark al volante. Oltre che tecnico geniale, Chapman è anche un ottimo affarista e capisce le possibilità offerte dagli sponsor mettendo i loro marchi sulle sue macchine: rinuncia anche al tradizionale verde inglese delle carrozzerie per utilizzare i colori delle fabbriche di tabacco. E quando fa visita per la prima volta a Enzo Ferrari per discutere dei premi da richiedere agli organizzatori, si racconta che, uscendo dall'ufficio di Drake, abbia detto "quest'uomo ci può insegnare un sacco di cose in fatto di contratti". Quando John Zachary De Lorean gli chiede di collaborare (con il progetto del telaio) alla creazione del nuovo marchio automobilistico con fabbrica in Irlanda finanziata dal governo inglese, si butta in questa impresa, finita però malissimo. Ma Colin non assiste al tracollo: infatti muore il 16 dicembre 1982 a causa di un infarto e non può essere indagato per il fallimento della omonima casa automobilistica. Tuttavia dopo la sua scomparsa circolava una storia assai gustosa e cioè che non fosse morto, ma bensì rifugiato in qualche paradiso fiscale dove si godeva i soldi che avrebbe trafugiato allo stesso De Lorean, denaro che era stato versato sul conto di una succursale della Lotus a Ginevra. A sostegno di questa tesi il fatto che il medico che ne aveva dichiarato la morte era deceduto in un incidente stradale, ed era stato l'unico a vederne il cadavere, oltre alla moglie Hazel, la dolce Fior di Loto.
Nessun commento:
Posta un commento